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Paola Valenza Architetture e Paesaggio
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Wine and sushi bar

Hanami

Un locale storico di Palermo, noto per la sua gastronomia tradizionale, decide di dare un nuovo e più ampio contesto al suo menù internazionale realizzando un wine and sushi bar da affiancare alla sua location storica.

 

Palermo, 2006

MDL Progetti, Arch. Manfredi Leone

ph. Nicasio Ciaccio

 

Ricavato nella cavallerizza di una sontuosa dimora settecentesca di pregio monumentale, il nuovo ristorante si apre nel cuore del centro storico di Palermo, verso la piazza dominata dalla facciata romanica della chiesa di San Francesco e disegnata dai fronti dei palazzi nobiliari del XIX secolo.

Il luogo è il risultato di molte trasformazioni successive, incastri e sovrapposizioni, altezze variabili e dell’uso di materiali diversi che svelano le sequenze temporali della costruzione. La cinquecentesca facciata interna che si sposta verso la piazza con il successivo allineamento tardobarocco, i solai in castagno e in ferro e volte di cotto, gli inserti di maiolica siciliana, gli affreschi di primo 900; sono gli elementi con cui si confronta il progetto, attento al restauro consapevole dell’antico con un linguaggio attuale e al tempo stesso decisamente moderno.

Dalla Piazza si entra subito su una grande sala a doppia altezza, eredità delle botteghe e della cavallerizza del palazzo. Qui è stato ricavato il sushi bar con lo show cooking, un bancone di undici metri dalla giacitura inclinata, il cui andamento è sottolineato dai volumi del sistema di recupero dei fumi, sospesi quasi per magia grazie a una esile trave reticolare.

Lungo il bancone trovano posto gli ospiti del bar, che gustano i piatti della cucina giapponese osservando le abili preparazioni dei cuochi, mentre il cuore della sala è il “tavolo dell’amicizia”, un ampio piano ricavato da un antico portone in legno e lamiera di ferro chiodata. I clienti in gruppo da soli, possono cenare in una atmosfera conviviale e rilassata. L’altra metà del portone – solo parzialmente restaurata – è appesa alla parete di fondo.

Una punteggiatura luminosa sapientemente dosata, illumina appena la sala e si concentra sui piatti preparati con cura paziente e magistrale come se fossero opere d’arte.
Il tortora sulle pareti, il bianco sul soffitto e il marmo di Carrara del pavimento originale preservato, fanno rivivere il gusto antico di questo ambiente conferendogli al tempo stesso un carattere attuale, completato dai fronti dei banconi bar colorati in una calda tonalità di rosso che evoca l’oriente.

Archi a doppia altezza aprono sulle salette del mezzanino: la facciata interna cinquecentesca, la cui trama in arenaria è messa in luce da un inserto sull’intonaco a calce, si apre su una sequenza di salette più intime che si sviluppano su due livelli serviti dalla piccola scala antica rivestita in marmo.

Una piccola isola thai con tavolo basso in legno di acacia e cuscini rosso porpora; una sala japan con mobili in lacca nera e poi ancora un’altra sala con tavoli e sedie in wengé verniciato all’acqua. Il tema del legno scuro si ritrova ancora per le pavimentazioni nuove, in cui alcuni inserti in vetro lasciano intravedere brani superstiti della sottostante maiolica siciliana decorata a mano. Ancora legno scuro per i top dei banchi, per i mobili di servizio e per le porte dei locali tecnici.

In ogni stanza il rosso, eseguito a velature sovrapposte sull’intonaco tradizionale, ricompone la sequenza in un unico omogeneo, vivace contrappunto delle decorazioni floreali delle volte ribassate, attentamente restaurate.

Questo ristorante diventa icona di un nuovo modo di progettare il moderno nell’antico, rispettando le sollecitazioni e i vincoli della storia, esaltandoli con materiali e colori che rendono protagoniste queste ricchissime testimonianze del passato, strutturando una atmosfera che indulge al minimal senza privarsi di essere calda e accogliente, soluzioni in cui il progetto della luce, presenza discreta ma di grande effetto scenico, svela i materiali, le soluzioni e le forme, contribuendo con la purezza delle sue linee a definire lo spazio.

La luce accompagna nel suo percorso attraverso le stanze che si susseguono, lo guida attirando gentilmente la sua attenzione su brevi dettagli. Guizza sulle superfici di vetro, si impregna della scabrosità dell’arenaria e dell’intonaco di calce, scalda il marmo freddo già ammorbidito dall’usura e dal tempo.

 

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